Pensavo di indicare una direzione, ma in realtà stavo facendo di più
Giorni di Coronavirus e smart working per tutti, sono a casa e dopo aver risistemato tutto il lavoro di agenzia, tranquillizzato i partners che in Simple Media garantiamo i volumi e la qualità nonostante il periodo, tranquillizzo i partecipanti dell’AffiliateDay annunciando che l’evento si farà ma online, ho trascorso giornate dietro lo studio di nuove piattaforme e migrazione mi fermo un attimo e riprendo in mano l’idea di fare i video su YouTube.
Questa è l’occasione per riprendere in mano questo progetto ma iniziano le problematiche:
Parlare in cam, non è facile soprattutto per chi si deve abituare. Ho fatto sempre una gran difficoltà a parlare in pubblico, quando ho superato questa difficoltà ho dovuto affrontare quella di parlare in cam, perché devi calibrare il respiro, non devi incespicare, devi dosare le parolacce (quando sei offline puoi costruire un discorso sulla base del tuo audience e quindi usare anche qualche parolaccia per rafforzare un concetto e far cadere quel muro di preconcetti che chi ti ascolta ha) ma soprattutto non hai riferimenti e non sai chi vedrà quel video, cosa sta facendo quando lo vedrà e che giudizio avrà. Soprattutto lo capirà?
Il modo di comunicare cambia e non bisogna aver paura del giudizio ma bisogna essere focalizzati su cosa dire. Poi la location, il formato, cerchi di guardare in cam. Ho perso un intero pomeriggio solo per capire il format del video (stressando i miei collaboratori, che per fortuna hanno esperienze di YouTube)
Poi arriva il momento del primo video, un altro pomeriggio (5 ore) solo per fare il primo video. E pensi: montaggio? Musica di sottofondo? Ma ho optato per un taglio diverso dagli altri, il mio. Può piacere oppure no, ma è il mio.
Strutturare il canale
Ho dovuto pensare vari format più adatti al pubblico che mi segue e ovviamente al mio modo di fare video. Mi viene semplice esprimere dei concetti importanti in pochi minuti e spezzettare gli argomenti, anche perchè mi sono esercitato molto con le Instagram stories, ed ecco “Affiliatetips” poi ho voluto inserire le LIVE che faccio sul gruppo AFFILIATES anche per chi non è presente su facebook + una rassegna di video dove racconto alcune cose prendendomi più tempo.
Creare delle anteprime per i video
Ho dovuto imparare a fare anche questo (premetto, non ho gradi competenze grafiche), alcuni ragazzi del Team performance si erano proposti di aiutarmi ma avrei dovuto mandare una scaletta con i titoli e soprattutto avrebbero costruito delle anteprime molto professionali, ma c’era un problema: avrebbero usato delle immagini in posa e soprattutto dovevo gestire un programma, cosa che a me non piace fare. Allora ho chiesto ai ragazzi di insegnarmi a gestire da solo le copertine, grazie a befunky.com e un po’ di manualità riesco a creare velocemente delle anteprime.
Utilizzare gli altri social per far crescere il canale
Quando realizzo un video e lo pubblico poi utilizzo gli altri account social (Facebook, Instagram e LinkedIn) per innescare delle discussioni oltre a mostrare il contenuto. Perché il contenuto è disponibile su YouTube ed è alla portata di tutti, ma è mio interesse capire se da quel contenuto posso ricavare altre argomentazioni e creare altri contenuti.
Questa presenza online mi ha portato sempre più a condividere informazioni, pensieri ed esperienze e altri utenti (chi già mi seguiva o nuovi) hanno cominciato a contattarmi per condividere pensieri, idee ed esperienze. Spesso a causa di delusione per alcuni metodi promozionali “border line” oppure dopo essere incappati nei venditori di soldi facili. Ognuno mi ha raccontato la proprie esperienza con l’Affiliate e del rapporto con i soldi.
Ma poi cosa è successo?
Qualcosa che non mi aspettavo: in realtà sto aiutando delle persone ad essere felici!
Cioè, io pensavo di indicare una strada, come ho fatto io, senza vendere nulla (anzi in realtà ho anche chiuso la vendita dei corsi) semplicemente facendo vedere quello che ho fatto io negli anni, con difficoltà e smart working, da remoti luoghi della Basilicata, dicendo come avviare un progetto e iniziare dalle proprie passioni.
Lavorare con le proprie passioni significa fare il lavoro più bello del mondo e c’è la prospettiva di essere felici anche al lavoro.
Chi ha cominciato a seguirmi da qualche mese o anno, in questo periodo ha avuto l’opportunità di mettersi a lavorare su un blog o su una fonte di traffico e sai cosa è successo?
Che hanno cominciato a vedere i primi risultati, addirittura sentendosi UTILI.
Di seguito riporto un feedback (è una persona reale, non un account fake o creato “ad hoc” come fanno alcuni GURU) di una delle centinaia di persone che mi hanno contattato.
Non si tratta di vedere un prodotto per generare una commissione, si tratta di offrire agli utenti (con le tue stesse passioni) prodotti e servizi davvero utili, partendo dalle necessità e risolvendo problemi per davvero. Offrendo prodotti/servizi che fanno davvero quello che promettono.
Lo so sembra scontato, ma la maggior parte dei prodotti che gira in affiliazione non funziona, non mantiene le promesse e soprattutto quando l’utente scopre che poteva pagarlo al -70% su Amazon resta anche deluso.
Lavorando con Big Brand e offrendo prodotti/servizi qualitativamente superiori è possibile avere utenti soddisfatti.
E quindi sono stato inondato da messaggi di ringraziamento per quei primi risultati ottenuti, frutto di lavoro ma anche di soddisfazione.
Non si tratta di fare i “big money“, si tratta di fare un lavoro serio. Un lavoro basato sulle proprie passioni ed essere utile ad altri utenti, provare un grande senso di soddisfazione e serenità.
Essere felici al lavoro, equivale ad essere felici anche in altri ambiti (sentimentale, familiare ecc..) con l’unica eccezione che nel lavoro, questa felicità ci permette anche di generare un profitto e poter affrontare serenamente anche altre situazioni.
Noi, come esseri umani, puntiamo alla felicità in tutte le cose che facciamo. In tutti questi anni di Affiliate ho visto persone felici di fare 1 vendita e persone felici ( ma in realtà tristi ed arroganti) fatturare 1-2 milioni all’anno. Il primo prova soddisfazione nel servizio che ha offerto, il secondo prova soddisfazione nei soldi generati e non di come li ha fatti.
La soddisfazione per il valore che offri, non ha prezzo e non ci sono soldi che possano ripagare questa soddisfazione.
E se questa soddisfazione verso l’aiuto del prossimo si trasformasse anche in guadagno stabile e duraturo?
Probabilmente questa è la ricetta della felicità al lavoro.
Quando ho capito che sto offrendo un’opportunità di felicità per chi mi segue, ho deciso di incrementare le mie attività nella formazione e condivisione di informazioni di valore, anche gratis.
Sapere di aver donato la libertà e la felicità ad un uomo o ad una donna per me non ha prezzo.
A presto!
Giannicola
2 risposte
Caro Giannicola, proprio oggi stavo parlando della stessa cosa con un mio collaboratore e ci siamo trovati entrambi d’accordo: la vera felicità è creare un valore che possa aiutare gli altri. Da questo desiderio di servizio e condivisione deriva poi il legittimo guadagno per le proprie fatiche.
Solo così si porta benessere nella propria vita e in quella degli altri e si arriva a sera con una gioia profonda nel cuore che non ha davvero prezzo.
Chi punta solo a fare soldi e a spremere le persone si ritrova sempre più spento, solo e in definitiva povero.
C’è una nuova coscienza che si sta facendo strada e sono certa che porterà grande gioia a chi saprà manifestarla.
Un abbraccio.
Ciao Chiara, ti ringrazio davvero tanto per questa testimonianza!