Passami quel (social media) Coso!
Il social media Coso, scusami Manager, è quella figura che sta dietro le pagine di Instagram, Facebook, LinkedIn, Tiktok, etc. Il suo lavoro non si limita alla mera pubblicazione dei post, bensì prevede studio, analisi, monitoring del contesto, del target, del tono di voce e tanto altro. La creazione di contenuti dipende dagli obiettivi che ci si prefigge, devono avere coerenza con i valori del brand (o personal brand) e devono saper comunicare quello che si intende comunicare.
Per il secondo appuntamento della rubrica “Storie di imprenditori digitali” e per fare chiarezza su questa figura dell’internet ho coinvolto il siciliano Marco Loris Raitano, meglio conosciuto come “Marco il Coso“, specializzato nella gestione di Instagram. Se sei già consapevole di questa essenza di “cositudine” vuol dire che fai parte già della sua community. Il social media coso non è altro che il factotum dei social, colui che gestisce le mille “cose” previste per lavorare appunto con queste piattaforme digitali.
Coso è figlio di instacosi. Gli instacosi erano la community creata attraverso l’omonimo profilo Instagram che aveva aperto e gestiva dal suo primo corso di digital marketing. A settembre 2020 Instagram gli banna il profilo per plagio del logo, in quella sede decide che è il momento giusto per fare rebranding. Ecco che nasce Marco il coso e i suoi follower da instacosi diventano più semplicemente cosi.
Ho conosciuto Marco qualche anno fa dopo un AffiliateDay che ho tenuto nella sua città, a Catania. Nella stessa location dell’affiliate day, infatti, c’era in programma un appuntamento dedicato ai marketer locali (Marketers Local) al quale Marco partecipava, non ho esitato a portare un saluto e lì ci siamo conosciuti. Sono stato colpito dal confronto che c’è stato subito fra noi perché, nonostante ci fossimo conosciuti appunto da pochi minuti, non ha perso tempo nel dispensarmi consigli gratuiti ma soprattutto di valore che riguardavano sia l’online che l’offline. E così ci siamo ritrovati a coltivare questo rapporto, continuando a confrontarci di tanto in tanto.
Durante questi anni, oltre a seguire la sua evoluzione professionale, grazie ai suoi consigli ho vinto la “paura” di mostrarmi nelle storie di Instagram. Mostrarsi in video non è la stessa cosa di trovarsi di fronte a un pubblico dal vivo. I fattori da considerare, se per certi aspetti sono simili, per molti altri sono diversi. Potete prendervela con lui se oggi vi riempio di storie parlate e di dirette 😊.
Questione di chimica
Marco si definisce un outsider perché il percorso che lo ha portato a diventare il coso non è stato un vero e proprio percorso quanto più una scoperta avvenuta durante gli anni universitari, quando era iscritto alla facoltà di chimica e tecnologie farmaceutiche. Era molto attivo nell’associazionismo universitario e nella rappresentanza studentesca, impegni che lo hanno portato a utilizzare Facebook in modo consapevole, sfruttando la piattaforma per invitare le persone agli eventi e per diffondere meglio le informazioni tra gli studenti. Con il primo smartphone, invece, si è reso conto della potenza di quell’aggeggio che gli permetteva di essere sempre connesso e collegato con tutti.
Anno 2016, amore a prima vista con Instagram, l’app senza pretese, l’app delle foto. Inizia a sperimentare le diverse funzionalità del “social delle foto” mettendo le mani in pasta, aprendo una pagina dedicata all’arte facendo semplicemente repost, quando era sufficiente uno screenshot per appropriarsi dei contenuti altrui, quando non erano ancora state scritte le regole per disciplinarne i comportamenti, quando non c’era ancora molta competizione. Non era necessario condividere un pensiero, bastava postare foto.
Marco si affaccia al mondo di Instagram con un approccio business. Cerca di studiarne il funzionamento frequentando le community digitali perché non c’erano ancora fonti dalle quale poter studiare. Tra le community ne scopre diverse proprio specializzate su Instagram e da lì colleziona tutte le informazioni necessarie per fare i primissimi esperimenti di automazione. Fino a quando si rende conto che le azioni di bot o gli spostamenti di like sono solo scorciatoie che non portano sostanza. Quindi, decide di allontanarsi dall’uso dei bot, cambiando completamente registro e modus operandi, dando vita alla sua nuova professione: social media strategist con specializzazione in Instagram. Nel 2018 apre la p.iva entrando a far parte dei freelance a tutti gli effetti.
Il coso locale
L’interesse verso l’agire locale è sempre attivo nell’impegno di Marco, infatti affronta anche temi sul local marketing. È necessario lavorare ancora molto per sensibilizzare le PMI ad un approccio più consapevole della gestione dei social. Questi ultimi sono ancora sottovalutati, non si percepisce la forza di queste piattaforme perché se n’è sempre fatto un uso di “svago”.
Per Marco non è difficile riconoscere l’autore dei contenuti di un profilo aziendale. Gli basta la condivisione di una sola foto per capire se il profilo è gestito dal titolare dell’attività o meno. Ovviamente, una gestione casalinga dei profili social non fa bene alla salute dell’intera immagine che si dà all’attività. Ne sono l’esempio molte attività catanesi che, affidandosi a lui, attraverso le operazioni mirate di local marketing sono rinate.
La misurabilità dall’online all’offline e viceversa
Parlare di misurabilità nell’offline è molto complesso. È difficile avere dati alla mano per un punto vendita fisico rispetto agli acquisti online. In questo caso la tracciabilità è palese, per l’offline è necessario adottare alcune strategie mirate e soprattutto instaurare un rapporto di fiducia. A livello locale, dove il raggio di azione è più circoscritto e quindi più facile da monitorare, Marco consiglia di avviare strategie di sconto per quegli utenti che si recheranno nello store fisico e comunicheranno la parola segreta svelata durante la navigazione online. Sicuramente non si riuscirebbero a raccogliere tutti quei dati e quelle informazioni previste dalla lead generation tipica dell’online. Quanto meno, però, si potrà avere un riscontro sulla strategia che si sta adottando.
I social hanno diminuito la loro portata organica, dunque è compito di chi li gestisce capire come raggiungere gli utenti. Nel particolare, Instagram tende a premiare quei profili che impiegano, in modo alternato, tutti gli strumenti a loro disposizione per la condivisione dei contenuti: post, storie, video IGTV, reel e guide. Bisogna variare con i contenuti.
Un altro aspetto molto importante che ci sottopone Marco è che non basta fare dei bei post, serve prevedere un budget da destinare alle attività di sponsorizzazione. Per questo motivo occorre sin da subito fare la netta distinzione tra il costo della consulenza e della gestione e il budget per le attività pubblicitarie. Il cliente va educato, sta a noi comunicare le condizioni e, al contempo, fargli capire la differenza delle attività. Non è possibile crescere più di tanto senza prevedere nella strategia di comunicazione una spesa in questi termini.
Fare community attraverso la polemica
Attraverso la sua rubrica “Polemicoso” Marco apre diversi dibattiti. Gli piace argomentare e confrontarsi con i suoi follower attraverso le storie parlate di Instagram. Il suo messaggio è quello di dare un’opinione ragionata su diversi argomenti non in linea con l’etica del nostro coso. Anche questo è un modo per fare community perché ci si ritrova a confrontarsi con tutti coloro che, attraverso un feedback, fanno sapere se sono d’accordo o meno. E anche chi non è d’accordo può entrare a far parte della community.
Consigli di valore
Il copia e incolla dei contenuti da una piattaforma all’altra non sempre funziona. Anche se una bella foto su Instagram potrebbe andar bene anche su Facebook, il concetto da tenere bene a mente è che condividendo su piattaforme diverse aspiriamo a coinvolgere persone diverse. L’obiettivo è quello di parlare a pubblici diversi proprio perché sono presenti su un canale rispetto che ad un altro. L’ideale sarebbe prevedere un vestito diverso per ogni post, dove il contenuto è sempre lo stesso ma lo confezioniamo in maniera differente. Questo perché la popolazione di utenti cambia in base alla piattaforma che frequenta e di conseguenza cambia anche l’educazione di quella popolazione rispetto alla fruizione del contenuto.
Le dirette sono molto importanti e se usate con frequenza aumentano la visibilità del nostro profilo, ci aiutano a diventare più sciolti nel parlare e ci rendono degli intrattenitori. È interessante notare questo ultimo punto: le dirette prevedono degli imprevisti che bisogna essere in grado di gestire, è fondamentale saper intrattenere la nostra audience e sviluppare capacità comunicative.
Le storie sono fondamentali per creare una community, per diventare credibili ci dobbiamo mettere la faccia. Ragionando come un utente viene facile comprendere come è più facile affezionarsi a una voce, a un viso che ha delle espressioni che può comunicare in maniera verbale e paraverbale. Non c’è un numero guida da tenere in considerazione sulla condivisione delle storie, dipende dal nostro pubblico e da cosa dobbiamo/vogliamo comunicare. Il consiglio che Marco sente di dare è di non fare solo storie parlate ma alternarle con solo testo o solo immagine. Non dobbiamo dare per scontato che ci seguano. L’overposting di storie parlate è pesante perché si occupa troppo tempo dell’utente, il quale magari preferisce storie veloci.
Dobbiamo educare i nostri utenti a interagire con noi attraverso l’uso delle emoji, con gli sticker, con i sondaggi e con i quiz. È interessante sapere come i quiz sono lo strumento di coinvolgimento più alto per la loro natura da game. Mediante il quiz si crea la curiosità di voler scoprire la risposta esatta e l’unico modo per scoprirla è appunto partecipare.
I risultati non arrivano nel breve termine. Sia per la gestione di un brand che per il personal brand c’è bisogno di tempo. Non basta un’idea per farla funzionare.
Da freelance ad agenzia ad apericosi
Lo status di freelance di Marco cambierà. È nella fase di transizione da freelance ad agenzia. Si sta avvicinando ad essere titolare di impresa, ad assumere figure verticali alle quali poter delegare parte del lavoro e offrire un servizio ancora più di qualità ai suoi clienti, attuali e futuri. Ciò che renderebbe ancora più felice Marco è organizzare “Apericosi” in giro per l’Italia.
La lettura che Marco consiglia è Siddharta di Hermann Hesse, un libro che apre la visione delle cose a punti di vista diversi. La considera una lettura intensa, una lettura per chiunque abbia questioni in sospeso, per chi sente non essere ancora arrivato, per chi vuole un cambiamento.
Per chi se lo stesse ancora chiedendo, Marco ha continuato a studiare portando avanti parallelamente i suoi progetti. Anche se oggi non rientra nelle scelte che rifarebbe, ha conseguito la laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche. Un esempio e una sana provocazione per chi scopre i segnali delle proprie passioni lungo il cammino e decide di seguirli.
Vuoi vedere l’intervista integrale a Marco Loris Raitano?
La trovi nel mio profilo Instagram in IGTV (a questo link https://instagram.com/giannicolamontesano )
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A presto!
Giannicola